In Italia, esistono e sopravvivono usanze funebri diverse che variano a livello regionale. Al sud, fino a non molti anni fa, era consuetudine pagare alcune donne perché piangessero il defunto Le cosiddette “nenie”, eredi dell’antichissima tradizione delle prefiche romane. A Napoli, si è conservato il rito di portare zucchero e caffè a casa dei parenti del defunto, rito consolatorio che ha un profondo significato di rispetto verso chi subisce la perdita della persona cara. Anche il trasporto funebre aveva notevole importanza e prima che esistessero le auto funebri, l’ultimo viaggio avveniva con un carro funebre trainato da cavalli, e il numero delle coppie di cavalli misurava l’importanza del defunto da mostrare ai passanti. In Sicilia le usanze funebri siciliane prevedevano anche un periodo che durava qualche giorno dopo il funerale nel quale parenti e amici del defunto si recavano a casa dei dolenti a porgere le condoglianze: “u visitu”. La visita avveniva nella casa con porte e finestre semi chiuse, le stanze erano illuminate da uno spiraglio di luce e in questo contesto i parenti più stretti vestiti a lutto ricevevano le persone raccontando com’era avvenuta la scomparsa. Un rituale pesante da sopportare per chi era affranto dalla scomparsa tant’ è che poco alla volta sui manifesti funebri sono comparse frasi come “si dispensa dalle visite in modo da poter ovviare a questo doloroso rituale.
Categoria: Cremazione
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