Nella tradizione italiana, il colore del lutto è sicuramente il nero.
Tale usanza è quasi totalmente scomparsa, ma fino a non molto tempo fa era pratica diffusissima. Le donne vestivano completamente di colore nero, mentre gli uomini indossavano una fascia nera sul cappello o al braccio.
Questa pratica era tipica nelle regioni meridionali, soprattutto in Sicilia.
L’usanza ha origini antiche, precisamente nell’ antica Roma dove durante le celebrazioni dei riti funebri, si indossava una stola di colore scuro, grigia o marrone, ed era vietato indossare vesti di colore bianco.
Oggi permane la pratica di vestirsi di scuro ed evitare i colori appariscenti durante i funerali in segno di rispetto per il defunto e i suoi familiari stretti.
Anche l’utilizzo del rosso come colore funebre è antico.
Già nell’epoca preistorica e neolitica si dipingevano le tombe dei familiari di rosso. Gli Egizi poi rivestivano di rosso il sarcofago, così come rossi erano gli abiti del lutto. Pare che, considerando l’associazione del rosso al sangue, questa pratica avesse l’intento di infondere energia e carica vitale al defunto che ne era diventato privo.
In alcuni paesi dell’Africa, il rosso rappresenta tuttora il colore del lutto, mentre in Occidente esiste un solo caso nel quale tale colore viene associato alla morte e al lutto, ossia la celebrazione del funerale di un Papa, nella quale i paramenti degli ecclesiasti sono rossi. C’è poi il bianco che in Cina è considerato il colore del lutto perché associato al pallore della morte. Nel Togo, paese dell’Africa occidentale, le persone colpite da un lutto si disegnano una striscia bianca sulla fronte. Mentre nel Camerun del sud, chi perde il marito si dipinge di bianco le gambe.