Fino al recente passato, l’usanza di incenerire i corpi dei defunti è stata limitata da riserve di vario genere, soprattutto dall’idea che tutto svanisca con la salma che brucia tra le fiamme, e che cremare una persona cara, quindi, impedisca il cammino verso immortalità. In realtà fin dai tempi più antichi le civiltà e le religioni hanno affermato posizioni diverse in merito a come onorare i loro morti. Gli Egizi ed i Babilonesi preferivano custodire le salme imbalsamate dei loro sovrani all’interno di monumenti grandiosi. Altri popoli, come gli Ittiti e i Fenici, praticavano la cremazione, ma anche l’inumazione. I Vichinghi affidavano il corpo al mare, in una barca che veniva incendiata. Gli antichi Greci, bruciavano i cadaveri dei loro eroi per celebrarne l’ascesa all’Olimpo; gli Etruschi erano soliti incenerire gli adulti maschi e i personaggi più eminenti delle rispettive comunità. All’inumazione veniva riservato un ruolo subalterno. L’antica Roma inventò il colombarium, una serie di nicchie adiacenti in cui andavano disposte le ceneri dei defunti. Nelle Tavole delle Leggi del 490 a.C. si trova una sentenza ripresa anche da Cicerone: Hominem mortuusm in urbe ne sepelito neve urito, cioè “Vietato seppellire o cremare morti all’interno della città”. Per tale ragione, fuori dalle mura, si costruivano gli ustrina, aree consacrate alle pire funerarie. Questa consuetudine si sarebbe progressivamente ridotta con la diffusione del cristianesimo. Anche i funerali grandiosi riservati agli imperatori, nel corso dei secoli, furono quasi tutti caratterizzati dalla crematio, che sanciva la divinizzazione spettante, per volontà del Senato, ai sovrani, ai protettori e ai difensori di Roma. Nel corso dei secoli, in Italia, convinzioni religiose e culturali hanno ridimensionato l’importanza della cremazione, che ha cominciato a riaffermarsi nel corso dell’Ottocento, quando si sviluppò un vero e proprio movimento cremazionista. Pensatori, medici e politici si trovarono d’accordo nel promuovere la cremazione come metodo ideale sia sotto l’aspetto igienico che economico finchè nel 1876 questa tendenza si espresse con la nascita della Società milanese di cremazionee nel 1888 venne approvata la “Legge sull’Igiene e Sanità pubblica del Regno” che definiva le regole da seguire per effettuare questa pratica, che continuò ad affermarsi nei decenni successivi.
Nella cultura indù la cremazione fa tuttora parte di un rito antico, che si conclude con l’immersione delle ceneri nel Gange o in un altro fiume. Simboleggia la preparazione del viaggio dell’essere incarnato verso il regno dei morti. Gli ebrei ortodossi la rifiutano. Nel Ventesimo secolo la storia si è incaricata di rafforzare questa riluttanza: l’Olocausto, i campi di sterminio e il connesso uso dei forni crematori hanno costituito un’infamia incancellabile che spiega come, a tutt’oggi, molti ebrei, anche non praticanti, prediligano la sepoltura del corpo. Anche molti tra i musulmani hanno analoghe riserve sulla cremazione basate sulla citazione di un’ affermazione di Maometto: “Rompere l’osso di un morto è come rompere quello di un vivo” . Tra le confessioni cristiane, le posizioni si sono articolate in vario modo. Nei paesi protestanti la cremazione viene praticata abitualmente. Le chiese ortodosse invece la proibiscono in maniera assoluta. La religione cattolica si è lungamente opposta alla pratica dell’incenerimento dei defunti. Lo ha fatto basandosi, anche in questo caso, su concetti biblici, ma soprattutto partendo dal presupposto che il rispetto per i defunti implichi di preservarne i resti integri in vista della risurrezione dei corpi. Ma la credenza che gli uomini risorgeranno a nuova vita, condivisa dai seguaci di Cristo, non comporta necessariamente che il loro corpo debba essere stato contenuto in una bara. Così, verso la fine del Ventesimo secolo, la proibizione di ardere i cadaveri è stata revocata e la cremazione è stata considerata accettabile, purché poi le ceneri vengano custodite in un cimitero e non all’interno di un’abitazione e non vengano disperse. Oggi la cremazione dei cattolici è esplicitamente autorizzata dal documento vaticano Ad resurgendum cum Christo, del 15 agosto 2016.