La storia della cremazione

Insieme all’inumazione, cioè al seppellimento nella terra, la cremazione è tra le più antiche forme di sepoltura: se ne hanno testimonianze già nella preistoria.

La cremazione trovò una larga applicazione nelle civiltà mediterranee. Per Greci ed Etruschi era un atto di purificazione e liberazione dello spirito da riservare alle persone illustri. Presso i Romani era una prerogativa delle classi nobili: solo i più ricchi potevano permettersi la pira di legno pregiato, irrorata da oli profumati.

Nell’Occidente la cremazione passò in disuso con l’avvento del Cristianesimo, sia per ragioni teologiche (la conservazione del corpo in vista della resurrezione) sia in segno di umiltà e uguaglianza. Anche l’Islam impose l’inumazione tra i suoi precetti.

Si tornò a parlare di cremazione dopo la Rivoluzione francese, in chiave illuminista. Nell’Ottocento numerosi uomini di cultura e di scienza ripresero l’idea cremazionista, sottolineandone i risvolti ecologici e ambientali. La pratica della cremazione riprese, e crebbe il numero dei suoi sostenitori. Assai simbolica, a questo proposito, fu la prima cremazione in Italia, avvenuta nel 1822 a Viareggio: fu quella del poeta inglese Percy Bysshe Shelley.

La cremazione in Italia e nel mondo

L’idea cremazionista attecchì anche in Italia: nel febbraio 1876 venne fondata a Milano la “Società per la cremazione dei cadaveri”. Associazioni analoghe si diffusero in tutta la nazione: nel 1880 il “Congresso internazionale d’igiene”, che si svolse a Torino, approvò una mozione nella quale i rappresentanti di 14 Nazioni chiedevano ai rispettivi governi di dotarsi di una legislazione in materia.

In Italia ciò avvenne nel luglio 1888, con la “Legge sull’igiene e la sanità pubblica del Regno” (nota come legge Crispi), che all’art. 59 prescriveva: «La cremazione dei cadaveri umani deve essere fatta in crematori approvati dal medico provinciale. I Comuni dovranno sempre concedere gratuitamente l’area necessaria nei cimiteri per la costruzione crematori».

La proposta partita dal Congresso di Torino prese piede anche all’estero: man mano numerosi Stati adeguarono la loro legislazione in modo da ammettere la cremazione.

La cremazione a Torino

La storia della cremazione a Torino è legata all’opera di Jacob Moleschott, che dal 1861 al 1870 insegnò fisiologia all’università di Torino. Giacinto Pacchiotti, che fu suo allievo, fu tra i primi a sottoporre la questione al Consiglio comunale.

Nel gennaio 1882, su proposta di Cesare Goldmann, si costituisce il “Comitato promotore per l’erezione di un Crematoio in Torino”. Nel 1883 nasce la Società per la cremazione di Torino, presieduta da Ariodante Fabretti.

Il 17 giugno 1888 viene inaugurato il Tempio crematorio, annesso al Cimitero Monumentale. Nel febbraio 1892 la Società per la cremazione viene eretta a Ente Morale: il numero degli iscritti inizia a crescere, nonostante l’opposizione della Chiesa. Quando nel 1963 il vincolo religioso viene rimosso, il numero degli iscritti alla SOCREM sale in modo notevole: nel 1988 i soci sono più di 13.000, con una media di circa 600 cremazioni all’anno.

Tra il 1990 e il 2001 il numero dei soci triplica e arriva a 37.000: nel 2000 prevede la cremazione il 23% dei funerali che si svolgono nei cimiteri torinesi. Il trend è in crescita: oggi circa il 40% dei funerali cittadini si svolge con la cremazione.